Fotovoltaico, come cambierà la convenienza con la riforma delle tariffe elettriche
Redazione Qualenergia.it, 25 giugno 2015
La riforma delle tariffe elettriche dei clienti domestici, che eliminerà la struttura progressiva, diminuirà il risparmio ottenibile con il fotovoltaico e renderà meno care le bollette per chi consuma di più. Per la maggioranza dei prosumer con impianto FV il danno economico sarà consistente, mentre in alcuni casi i conti potrebbero migliorare leggermente.
Fine della tariffa progressiva – e dunque kWh in bolletta più caro per chi consuma meno – e meno oneri sulla componente variabile: con il nuovo Documento di consultazione pubblicato nei giorni scorsi dall’Autorità per l’Energia si inizia ad avere un’idea più precisa su come cambieranno le tariffe elettriche per i clienti domestici.
La riforma è work in progress e la sua versione definitiva è prevista per novembre. Sarà applicata con cambiamenti graduali, per essere completata, a seconda delle diverse tempistiche proposte, tra il 2016 e il 2018. Possiamo però già capire l’impatto che avrà sui conti di chi si produce l’energia da solo, ad esempio con il fotovoltaico sul tetto: in generale chi autoconsuma andrà a rimetterci rispetto ad oggi, ma in alcuni casi, quelli in cui i prelievi dalla rete restano alti, potrà guadagnarci, anche se di poco.
Ad esempio un utente residente con tariffa D2 che ha consumi medi – 3.400 kWh/anno dei quali 2.200 prelevati dalla rete e il resto ottenuti dal FV – vedrà il risparmio ottenibile dal fotovoltaico ridotto di oltre 100 euro all’anno, cioè quasi dimezzato. Chi ha comunque consumi elevati e attualmente paga l’elettricità cara, perché non residente o con potenza impegnata maggiore di 3 kW (tariffa D3), sarà invece leggermente avvantaggiato: ipotizzando che consumi 4.200 kWh/anno di cui 3.000 prelevati dalla rete, vedrà il risparmio crescere di circa 40 euro.
A mostrarlo è l’analisi che la stessa Autorità ha compiuto (si veda da pag. 56 – appendice D del dco) a partire dai dati GSE sui consumi degli utenti con scambio sul posto e impianto fotovoltaico (al 2013): un campione di poco più di 300mila utenti, dei quali circa il 40% (dato però molto superiore alla media nazionale) oggi paga l’elettricità con tariffa D3 (potenza impegnata >3 kW o, caso meno probabile, perché non residente), e che per la stragrande maggioranza ha impianti FV sotto ai 6 kW di picco.
Per tutti questi utenti l’eliminazione della progressività comporta inevitabilmente una riduzione del beneficio economico ottenibile grazie all’autoproduzione di parte del proprio fabbisogno di energia elettrica, cioè autoconsumando. Con la futura tariffa flat, infatti, i consumi oltre a una certa soglia sono meno cari rispetto all’attuale struttura tariffaria progressiva: il risparmio che si ha tagliando il prelievo dalla rete grazie all’autoproduzione da FV dunque è minore.
D’altra parte, l’eliminazione della progressività fa calare la spesa, rispetto alla bolletta attuale, per chi ha consumi elevati: questi utenti, pur vedendo come gli altri calare il risparmio ottenuto con il FV, a livello complessivo possono avere comunque un piccolo beneficio economico dalla riforma. I grafici, tratti dalle simulazioni fatte nel dco, spiegano quel che potrebbe accadere in diversi casi.
Qui sotto, ad esempio, vediamo come cambiano i conti per un cliente domestico residente con potenza impegnata pari a 3 kW (tariffa D2) che grazie all’autoconsumo da fotovoltaico (pari al 35% dei consumi) riesce a ridurre i prelievi dalla rete da 3.400 a 2.200 kWh/anno.
Nella colonna D2 la struttura tariffaria attuale, mentre TD è la nuova tariffa che il Regolatore propone nel più recente documento di consultazione; le altre (T0, T1, T2) sono ipotesi di riforma che erano state delineate nel primo dco.
Spieghiamo il grafico. Come si vede, per questo utente, con consumi medio-bassi, la combinazione tra il fatto che l’eliminazione della progressività renderebbe più cara la sua bolletta…